C’è qualquadra che non cosa.

Il romanzo parla della relazione tra Germanico e Agrippina in missione al Nord dove sono accampate 8 legioni dell’esercito di Roma vicino Teutoburgo. Il luogo in cui i romani hanno ricevuto una pesante sconfitta e dove il vecchio imperatore Augusto, oramai prossimo alla morte ha inviato per l’appunto Germanico per dare una strigliatina a barbari del nord. Tutto l’impero vede in Germanico il successore naturale alla sua guida, e del resto anche Augusto, ma la moglie Livia ha fatto di tutto perché nel testamento egli designasse il figlio, quel boiaccia di Tiberio. Livia e Tiberio quindi temono la popolarità della coppia che riscuotono notevole successo tra le fila dei soldati. Agrippina per di più è incinta, ma nonostante ciò segue il marito negli accampamenti. Questo è un libro che si compra di impulso, ha una copertina accattivante e inoltre come se non bastasse, il suo autore è un gigante della narrativa storica. Il narratore è un vecchio Centurione in pensione (Quinto Sergio Sabino) capo di una speciale Centuria, conosciuta come “I Lupi”, che ha servito Germanico e che adesso nelle vesti di storico racconta cosa è successo sia nella battaglia di Idistaviso, teatro della rivincita romana, sia le vicende che hanno travolto la coppia dalle trame di Livia e Tiberio. Dicevo all’inizio che qualcosa non mi tornava, Quinto Sergio Sabino è stato praticamente pregato da tutti perché, vista la sua grande esperienza e la sua grande fedeltà, era l’unico che avrebbe potuto difendere Agrippina dalla minaccia di Livia. Sarà che io sono stato sempre allergico a chi “i suoi prodotti fecali sono migliori di tutti gli altri” (licenza narrativa) credo che questi intrecci sviliscano la storia. Come dire: tu sei l’unico che può riuscirci, perché tutti gli altri so stronzi. Giudizio personale.